Biografia e personalità artistica
Remo Parise è nato a Vicenza l’11/10/1916 ed è morto a Bologna il 10/1/1996, città dove ha vissuto e lavorato. Nel 1930 ha iniziato la sua formazione artistica presso la Scuola d’Arte di Bologna e nella stessa città, dal 1969 al 1971, frequenta l’Accademia delle Belle Arti. Ha tenuto mostre in parecchie città italiane ottenendo ovunque lusinghieri successi di pubblico e di critica. La sua pittura attraverso immagini recuperate nel profondo della memoria, si fa racconto delle vicende remote che il pittore propone, in ogni caso, attraverso accenti di fascinosa poesia. Motivo ricorrente la Bologna della sua giovinezza con i suoi angoli più caratteristici, i riflessi luminosi, i suoi antichi personaggi fermati in episodi che di frequente si tingono del suggestivo richiamo della fiaba. Scenari preferibilmente notturni accrescono notevolmente il valore sentimentale dei suoi dipinti. Scenari diradati “in un’orchestra (scrive il Morello) di chiaroscuri a volte precisi a volte soffusi in mille tonalità di morbida schiuma marina diffusa sulle cose”. “Ogni minuto (scrive Michele Fuoco) che l’autore ha vissuto cade in una riserva oscura, in un oblio apparente dove lo lascia sprofondare. Sembra che resti soltanto ciò che può essere utile alla sua Arte”. E dal ricordo nascono le immagini, il racconto si articola nelle molteplici parti, riscopre, senza retorica alcuna, lontani e non obliati sentimenti e diventa, allora, profonda occasione di autentica verifica spirituale. Propone, in particolare, realtà di amore e di pace ed è, in tal modo, non “una ricerca (scrive Cucci) del tempo perduto, ma del meglio, forse passato inosservato di quel tempo”. Una realtà per il pittore affatto chiara ancora, di cui egli torna dunque a fare parte con piena facilità, ad appropriarsi nei sui fondamentali risvolti episodici e sentimentali, per riproporne sintesi pittoriche quanto mai gradevoli e personali. Pittura, dunque, come occasione di recupero di fatti e valori lontani presentati mediante pretesti figurali che, pur nella molteplicità delle proposte descrittive, mantengono riferimenti costanti con la realtà di un passato trascritto con amore e suggestiva poesia.
(Gianni Milani da Arte Italiana per il Mondo).
Pensiero sull’Arte
“Di me hanno già parlato i critici, parlato e sparlato; hanno detto che sono eclettico e informale, nostalgico e neoclassico. Insomma del passato a loro modo hanno detto in gran parte per questo in prima persona proverò ad accennarvi qualcosa che solo io posso descrivere: le idee del mio prossimo futuro artistico.
Dopo aver assimilato le varie tecniche pittoriche del passato sono giunto ad una mia tecnica, ad una mia tavolozza, ad esprimere la mia personalità attraverso le luci e le ombre di una città che un tempo calda e popolana va via via assumendo un aspetto freddo e cupo nella sua corsa per divenire una metropoli.
La vuotezza della Bologna e dei suoi portici rispecchia o rispecchiava attraverso le luci e le ombre, le geometrie delle sue vie di notte, uno stato d’animo che non trova riscontro nei tempi moderni e nelle loro espressioni più intrinseche.
Ora credo che in questo tema io abbia più detto che dato, abbia fatto vedere come sono belle nella loro fierezza e nella loro abitabilità, se così si può dire, le vie porticate di Bologna, simbolo di civiltà e di creanza benché da me vuotate di ogni umanità.
Col passare degli anni mi sono chiesto se non fosse più giusto dare che non dire e ciò mi induce ad una pausa, ad un periodo di transizione e di mutamento di idee e di fini.
Può la mia nostalgia divenire volume, possono le mie esperienze trasformarsi in colore?
Oh, per carità, non voglio insegnarvi nulla, ma vorrei solo proporre quello che è stato perché ognuno possa trarre le sue conclusioni e possa ipotizzare una realtà migliore.
Vorrei riempire le mie tele di umanità e di colori, di sensibilità e di armonia.
Armonia, ecco questa parola mi ha portato ad un accostamento con la musica che è fatta di note tali da potersi vestire di colori e mi sono detto (perché no) attraverso musiche e parole dei miei tempi giovanili potevo trasmettere, mischiandole coi colori in un cocktail multiforme, i dolori che sono stati e i sogni che potrebbero divenire” (Remo Parise da Comanducci edizioni d’Arte n.8).
Pensiero sulla vita
“Paragono la vita all’infinito; l’infinito non è il “nulla”, l’infinito è il “tutto”, e così la morte non è la fine della vita ma la conclusione biologica di un singolo ciclo vitale. Beati coloro che sono stati capaci di lasciare una traccia meravigliosa del loro passaggio terreno”. (Remo Parise da Arte Italiana per il mondo).
“… con il pennello non si va sulla luna ma con la fantasia e l’amore per l’arte si possono aprire tutte le frontiere…”
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BIOGRAFY AND ARTISTIC PERSONALITY
Remo Parise was born on October 11th in Vicenza and died in Bologna on January
11, 1996, the city where he lived and worked.
In 1930 he began to study at the Art School of Bologna, and between 1969 and 1971 he attended the Bologna Accademy of Fine Arts. He has held shows in a number of towns in Italy, all of wich have brought him success wiht the public and the critics. He paints images from the dephts of his memory, distant events narrated with accents of immagination and poetry. One recurrent theme is the Bologna of South, with its more characteristic street and luminous reflections, ancient figures depicted in episodes that often seem to have some fairy-tale elements about theme. Many of his scenes are at night, chic increase the sentimental impact of his paintings. Scenes, says Morello, chic spread out in a “symphony of chiaroscuro effects that are exact at times and at others blend into a million tones like a soft sea spray over things”. “Every moments that the artist has lived” says Michele Fuoco, “drops into a dark corner, into apparent forgetfulness Wheel he lets it sink. It seems that Onyx what can be useful to his art remains”.
And then from his memories his images are born. The narrative develops in its many parts, and without any rhetoric it discovers distant but not forgotten sentiments, becoming a moment for authentic spiritual self analysis. In particular he proposes aspect of love and peace, and he is not “a searcher for lost time, but for better things, which may have passed unobserved in the past”, as Cucci says. This reality remains extremely clear to the painter, and he returns to be a part of it with great ease, taking possession of the basic episodic and sentimental elements, recreating it with pleasant personal pictorial synthesis. His painting is a chance to recover distant facts and value, presented by figurative means which, in spite of the variety of descriptive elements, are always close to the reality of a past that he depicts with love and lyrical poeticism (Gianni Milani – Italian Art in the world).
HIS TOUGHTS ON ART
“Art is life, it is the graphical image of one’s personal way being and thinking. I expected Art, with a capital A, to give me an immediate emotion, which I certainly do not receive from some modern artists. It is, I think, the same difference as that between melody and modern music; the former gives me a sense of value, and the latter arouses no emotion but only an impression of rhythm created by electronic machinery. In front of the old masters my soul is filled by their beauty, Theresa in front of certain painters whose name I won’t mention, I only have a sense of artificiality. Art has developed in the last hundread years and is not for me to say whether my works are art or not, but I Knorr that I try to express my maturity in my canvases, and Tomorrow’s works will have more than yesterday’s and tokay because I am constantly searching for myself”
HES THOUGHTS ON LIFE
“I would liken to infinity; infinity is not “notino”, infinity is “everithing”, so death is not the end of life but the biological conclusion of a single life cycle. How lucky are those people who have succeeded in leaving behind them a wonderful trace of their passage on earth”.